Il sonetto “Stravaganze d’amore”, che introduce la raccolta di rime amorose, fu composta dal Marino a Napoli dopo il 1597, forse in risposta al testo di teatro comico dallo stesso titolo, scritta dal commediografo Cristoforo Castelletti. Si tratta di una poesia inedita, scoperta dallo scrittore Roberto Malini nel 2009 presso un antiquario partenopeo, riemersa dopo più di quattrocento anni dalla polvere della memoria. Nel sonetto, il poeta descrive il profondo tormento che produce nell’animo la passione amorosa. La poesia allude probabilmente alla passione omoerotica, come sembrano rivelare l’assenza di riferimenti a una figura femminile e l’uso di termini ansiogeni, forse riferiti ai pericoli che il “sodomita” correva, ai tempi del Marino. Ed ecco che il cuore dell’innamorato – negli splendidi endecasilabi del sonetto – si riempie di “orgoglio, di ardimento e di baldanza”, di “insania e di arroganza”, ma si nutre anche “di strazio e di spavento” per appagare l’oggetto desiderato, che è “un rio tiranno” che non sempre si concede, suggerendo amare considerazioni all’amante-poeta: “E son sempre digiun nel mio tormento”. Seguono le poesie della raccolta “Amori”, dedicate alla donna “bella e crudele”, ma anche ad “amori segreti” e “furti amorosi”, di cui furono testimoni solo i sospiri del poeta.
Stravaganze d’amore è un’audiolibro della collana Recital. Il potere puro della voce, attraverso letture senza musica, che interpretano poesia, monologhi teatrali e brevi novelle.